La Fontana antica
Nel 1560 aveva solo il prospetto che guarda a scirocco, il più importante passandovi da qui la strada che conduceva in città, la porta di mare.
Nel 1765 il Comune, a proprie spese, era sindaco Nicola Doxistracca, costruì la facciata che guarda a tramontana a sostegno dell'altra.
La forma della Fontana è rettangolare con un cornicione al di sopra del quale in un triangolo isoscele ci sono ornamenti che non appartengono all'antica facciata, sono costruiti in carparo e rappresentano le armi della Reale Casa di Spagna dal momento che nel 1560 regnava Filippo IV re di Spagna e I re di Napoli e lateralmente c'è lo stemma della città.
Lo stile è quello dell'ordine corinzio: quattro piedistalli su cui poggiano busti di statue, due maschili e due femminili che fanno le veci di quattro colonne e dividono la facciata in tre parti uguali, i capitelli che sostengono l'architrave, il fregio e la cornice. Nelle tre vasche, alla base, si raccoglieva l'acqua che fuoriusciva dalle varie parti del corpo delle statue,acque riconosciute eccellenti per la loro dolcezza, limpidezza e salubrità.
L'architetto che ha ideato il prospetto della Fontana, ha voluto rappresentare le favole di tre celebri donne del paganesimo, Dirce, Salmace e Biblide trasformate in fonti fantasticando che le acque della Fontana avessero la virtù di ispirare, a chi le gustava, le passioni dell'amore, della zelotipia, e della verecondia
Dirce , moglie di Licone, re di Tebe fu legata alla coda di un toro dai figli di Antiope che lei aveva trattato con asprezza e miseramente perì in questo supplizio. Bacco,mosso a compassione, la trasformò in una fonte presso Tebe
Sul profilo dell'architrave il distico ammonisce sull'orrore per la gelosia, infatti si legge: "zelotypiae"
Nella seconda divisione , al centro,c'è la favola di Salmace che chiese agli dei di fare un solo corpo del suo e di quello del suo amante Ermafrodito, figlio di Venere e di Mercurio, conservando però ognuno il proprio sesso.
Si vede distintamente Venere che lega i due corpi distesi con una catena e Cupido,dall'alto, che lancia gli strali; sulla testa della dea il distico altro non è che l'epigramma 99 del poeta Ausonio; sul profilo dell'architrave si legge "amoris"
Scrive Strabone che chi beveva le acque della fonte di Salmace, diventava effeminato: i piaceri dei sensi illanguidiscono gli spiriti; l'artista in questa seconda divisione ha voluto rappresentare i tristi effetti della voluttà.
La terza favola è quella di Biblide che concepì una criminosa passione per il fratello Cauno; rimproverata dai Numi si consumò per la vergogna e da loro fu trasformata in fonte presso il monte Chimera nella Licia.
Sul profilo dell'architrave si legge: "erubescentiae", l'artista ha inteso rappresentare l'orrore per ogni criminosa passione.
Esaminando la cornice, si vedono alcune imprese di Ercole, come il combattimento con il leone Nemeo e l'idra Lernea. Sopra l'ultimo profilo sono scolpite alcune cifre alle quali non si ancora data una plausibile interpretazione