IL GIOCO DELLA PALLINA:

è un ricordo che mi ha passato mia cugina Paola alla quale sono molto affezionata:

Abituati a sofisticati giochi all'avanguardia e di alta tecnologia, questo gioco sicuramente stupido per i ragazzi di oggi, per mia cugina e per mia sorella aveva un grande fascino. A casa di mia zia in una grande stanza semivuota arredata con solo due mobili bassi e lunghi,mia cugina e mia sorella si disponevano una di fronte all'altra, accovacciate a terra e con alle spalle, come porta, due armadi. Una pallina da ping pong veniva lanciata da una di loro e bisognava pararla prima che finisse sotto uno degli armadi. Loro scivolavano sul pavimento da una parte all'altra della stanza cercando di afferrare la pallina in un crescendo di strilli euforici o di disappunto ma divertendosi un mondo.

Quanto rammarico quando la voce delle mamme faceva capire che la visita era finita e quindi anche il gioco!

CARNEVALE:

Via A.De Pace
via A. De Pace

anche questo ricordo me lo ha passato mia cugina Paola ma è un qualcosa che nella mia mente è vivissimo e dolcissimo. Durante il periodo di Carnevale la sera, nella città vecchia, ferveva un gran divertimento. Fra due ali di folla che sostava ai bordi di via A. De Pace, sfilavano tantissime maschere.

All'epoca non c'erano i vestiti confezionati, per mascherarsi bastava poco: "vandu susu e vandu sotta" cioè un lenzuolo o una tovaglia fermati in vita, passati sulla testa e appuntati sotto il mento con una spilla da balia. Sul volto una maschera qualsiasi e via nella scia di tutte le altre maschere fra lotte di coriandoli e stelle filanti.

Mia cugina, mia sorella ed io, ottenuto il permesso dai genitori ci mascheravamo indossando il pigiama della notte e poi una mascherina ed una trombetta. Facevamo su e giù per via A. de Pace, mescolandoci ai grandi, saltando, gridando e gettando coriandoli. Ci si divertiva da pazze, L'unico pegno da pagare per questo sprazzo di libertà era agitare la mano, per farci riconoscere, quando passavamo davanti al negozio di mio zio dove i nostri genitori assistevano allo spettacolo della sfilata delle maschere. Il nostro comportamento era quello di brave mascherine prese per mano, passeggiando a passo lento per non sudare come ci era stato detto di fare.

Ma una volta fuori dagli sguardi compiaciuti di papà e mamma, rieccoci di nuovo a saltare, ballare, fare dispetti e scherzi a chicchessia.

Che bei tempi, che Carnevale veramente vissuto, che divertimento vero!!!

sfilata dei gruppi e carri allegorico-grotteschi- dovrebbe essere degli anni '60 -questa é la tribuna con le autorità
sfilata dei gruppi e carri allegorico-grotteschi- dovrebbe essere degli anni '60 -questa é la tribuna con le autorità-

Il papà di Paola, come ricorda lei, comprava sacchi di coriandoli all'ingrosso per ingaggiare battaglie con gli amici dal suo negozio che era in una posizione centrale di via A. De Pace, con una grande porta spaziosa sulla quale parenti e amici sostavano insieme allegramente per vedere passare le maschere ma era anche una strategica posizione per difendersi da chi, dalla strada,cominciava a ingaggiare lotte di lancio di coriandoli.

Carnevale anni 60
Carnevale anni 60

C'erano ,poi, delle sere in cui le lotte fra amici si facevano non con i coriandoli ma con "i candallini, i cacai e le mendule ricce" E qui le cose diventavano serie perché, a volte, questi confetti duri rompevano i vetri delle vetrine o procuravano ematomi.

Ricorda Paola che i più felici eravamo noi bambine che tra le gambe degli adulti cercavamo di fare quanto più bottino possibile dei confetti lanciati per poi gustarceli in un angolino nascosto.


A Natale e a Pasqua si scrivevano le "letterine"

letterina

Ci si preparava da molto tempo prima aiutati dal proprio insegnante; si esprimeva il proprio affetto ai genitori, si prometteva loro di essere più buoni e si sperava tanto che regalassero quacosa come per la verità sempre avveniva. Le letterine venivano scelte con cura, con bei disegni e magari qualche brillantino; se non si avevano i soldini, come qualche volta capitava, ci si faceva da soli il disegno su di un foglio di quaderno.

La mia letterina la mettevo, al pranzo della Festa, sotto il tovagliolo del posto del papà e sulla busta scrivevo: AI MIEI GENITORI VIA- SOTTO IL PIATTO DI PAPA'-

Quanta emozione,quanta gioia quanti ricordi indimenticabili!

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