L'assalto dei Veneziani - 1484
Storia gloriosa ma negativa per i gallipolini!
Tesi erano i rapporti tra il Regno di Napoli e Venezia e Ferdinando I d'Aragona era preoccupato perché la Serenissima, tendendo a rafforzare la sua signoria nell'Adriatico, aspirava a porre sotto il proprio dominio Gallipoli che era uno dei centri di maggior rilievo del mezzogiorno.
Il Ferrante, per crearsi un'alleanza contro i Veneziani, concluse il matrimonio della figlia Eleonora con Ercole d'Este duca di Ferrara, in urto con Venezia; proprio durante la guerra di Ferrara i Veneziani attaccarono Gallipoli approfittando del fatto che l'Aragonese era lontano e, poi, essendo maggio,la città era sguarnita dei cittadini validi alle armi perché impegnati nei lavori agricoli stagionali
Il primo attacco avvenne il 16 maggio; il 19, durante un bombardamento di otto ore, morì lo stesso Giacomo Marcello che guidava le imbarcazioni veneziane.
Perirono circa 500 soldati veneziani, 200 gallipolini e 40 donne che dimostrarono il loro coraggio lanciando pietre e olio bollente dalle mura della città.
I Veneziani distrussero ciò che non poterono portare via come l'Archivio di città.
Il 14 settembre, a seguito della pace di Bagnolo che mise fine alla guerra di Ferrara, Gallipoli fu restituita al sovrano di Napoli; durante i tre mesi che i Veneziani furono a Gallipoli, il corpo di Giacomo Marcello dimorò nella chiesa di S. Francesco d'Assisi nel Cappellone degli Spagnoli
Nel Palazzo ducale a Venezia il Tintoretto immortalò su tela questa pagina di storia e nella chiesa dei Foscari c'è un monumento a Marcello con la scritta "expugnavit Gallipolim"
LA BATTAGLIA DI LEPANTO - 1571

Permise di fermare i Turchi nel loro tentativo espansionistico nel Mediterraneo occidentale
Gallipoli con Crotone e Taranto era base per il reclutamento delle truppe che si dovevano congiungere al resto dell' Armata di cui facevano parte i principi cristiani organizzati da papa Pio V: Filippo II di Spagna, Venezia, il Duca di Toscana; si imbarcò anche don Giovanni d'Austria fratellastro di Filippo II di Spagna e frà Alfonso d'Herrera, monaco agostiniano cappellano di don Giovanni d'Austria.
La battaglia si svolse tra Igumenitza e Corfù al largo di Lepanto e la flotta cristiana si fermò in rada a Gallipoli, di fronte al bastione di S. Domenico per fare rifornimenti.

Su una metopa della trabeazione della Cattedrale il Bernardino Genuino ha immortalato la galea di don Giovanni d'Austria.
Salentini e noti gallipolini si imbarcarono come fanti: Michele Coppola e Giovanni Catalano.
Nella sacrestia della chiesa di s. Domenico, più nota come chiesa del Rosario, c'è un mosaico che ricorda questo evento; l'opera è tripartita: una veduta cittadina,la Madonna con il Bambino, la battaglia.
Con la battaglia di Lepanto Pio V istittuì la festa della Beata Vergine della Vittoria che poi prese il nome di Beata Vergine del Rosario.
Il successore di Pio V, Gregorio XIII la fissò alla prima domenica di ottobre
Con Pio V ebbe riconoscimento ufficiale la pratica del Rosario; secondo la tradizione la Vergine Maria diede in sogno a S. Domenico la coroncina del rosario invitandolo a predicarne la devozione.